SOSTIENE BARLAAM: L'EURO SUPERERÀ ANCHE QUESTA CRISI? I CITTADINI EUROPEI DICONO DI SI
SOSTIENE BARLAAM: L'EURO SUPERERÀ ANCHE QUESTA CRISI? I CITTADINI EUROPEI DICONO DI SI

Moritz Schularick e i suoi timori sulla tenuta dell’Euro? Giustificati ma non confermati. Per il docente di macroeconomia all’Università Friedrich Wilhelm di Bonn, la situazione sanitaria attuale dal punto di vista economico non è paragonabile alle pandemie precedenti. Come è stato infatti dimostrato le recessioni causate dalle infezioni passate erano direttamente proporzionali alla quantità di malati e deceduti http://www.vita.it/it/article/2020/03/02/che-effetti-puo-avere-una-pandemia-sulleconomia-mondiale/154231/. Cosi è stato con la peste nel XIV secolo, il colera nel XIX e la spagnola all’inizio del XX. La singolarità della crisi attuale per l’economista tedesco sta invece nel peso di alcuni fattori non direttamente riconducibili ai contagi. Innanzitutto le politiche governative di protezione delle popolazioni, mai praticate in passato.
Nuova è anche la forte velocità di diffusione del virus che in poche settimane ha praticamente colpito tutti i paesi. Le conseguenze? Crollo della domanda e rallentamenti economici sono avvenuti contemporaneamente in tutto il mondo. Inoltre la pandemia, a differenze di quanto avviene con le guerre, non ha comportato distruzione materiale di ricchezza o costretto a trasformazioni dei processi lavorativi. Anche se per questa seconda affermazione è forse troppo presto per avere certezze. L’attuale contrazione dell’attività economica va fatta piuttosto risalire alle misure di confinamento decise dai governi. La conseguente limitazione della produzione ridotta ai beni indispensabili ha spinto le popolazioni a congelare la spesa. Un dato impossibile da contrastare con gli aiuti distribuiti a imprese e famiglie.
Riguardo l’Europa, a queste peculiarità completamente tecniche l’economista tedesco ha sommato le caratteristiche politiche e finanziarie dello spazio UE. Le differenze tra i diversi Stati nazionali e le regole che separano Banca centrale e finanze pubbliche. Limiti, afferma Schularick, già emersi col crack del 2008. Le conclusioni del docente? La zona Euro manca di meccanismi automatici che in tempi di crisi permettano reazioni in tempo reale. Quando tutto fila liscio l’UE più o meno funziona. Nei momenti d’emergenza le istituzioni continentali tendono invece alla paralisi. E cosa vi può essere di più eccezionale di quanto successo negli ultimi 13 anni? La sequenza crollo finanziario/collasso sanitario ha congiunto cataclismi che normalmente avvengono, isolati, una volta al secolo. Così in meno di un decennio e mezzo l’Europa incompiuta ha subito due crisi radicali. Nonostante ciò le “minacce esistenziali”che secondo Schularick avrebbero dovuto abbattere la moneta unica non si sono realizzate. https://www.lemonde.fr/politique/article/2020/04/21/moritz-schularick-la-zone-euro-est-mal-equipee-pour-faire-face-aux-catastrophes-qui-ne-se-produisent-qu-une-fois-par-siecle_6037333_823448.html. Al contrario a un anno esatto da queste affermazioni, nel bel mezzo della pandemia e nonostante la scientificità dei presupposti dell’economista l’Euro annuncia due successi. Il primo, più contingente, segnala che a fine aprile 2021 la valuta comune europea, con un cambio di 1,212 sul dollaro, è tornata ai livelli di massimo raggiunti due mesi fa questa parte. Inoltre rispetto allo stesso periodo del 2020, ora vale il 9% in più https://www.bancaditalia.it/compiti/operazioni-cambi/cambio/cambi_rif_20210429/.
Meno aleatorio è invece il dato proveniente dal sondaggio invernale di Eurobarometro. E anche in questo caso si tratta di un record visto che secondo l’istituto Euro e Unione monetaria godono dei consensi del 79% della popolazione UE https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_21_1867. Un exploit che secondo Karsten Junius, capo economista dell’istituto svizzero Safra Sarasin è spiegabile con quanto è recentemente successo nel nostro paese https://twitter.com/karstenjunius?lang=en. L’arrivo di Mario Draghi al governo romano avrebbe infatti fatto salire le aspettative nei confronti dell’Euro proprio degli italiani. https://www.franceinter.fr/emissions/geopolitique/geopolitique-18-fevrier-2021 Qui il favore nei confronti della valuta unica è passato dal 60 al 72% degli intervistati. Più o meno stabile questo dato invece nel resto d’Europa. https://www.faz.net/aktuell/finanzen/finanzmarkt/devisenmarkt-wieso-der-euro-in-der-corona-krise-so-stark-ist-17312965.html?premium. Il nodo della questione sta però nel capire se questa vampata di amore è dovuta unicamente all’utile economico oppure è parte di un filo conduttore la cui tessitura, iniziata nel 1950 con la Dichiarazione Schuman continua. Nonostante tutto.
La costruzione continentale è figlia di due paure: innanzitutto quella di commettere gli errori, fatali, del passato. E per non farlo essere costretti ad avanzare verso la terra di nessuno di un futuro sconosciuto https://www.lemonde.fr/international/article/2019/05/03/ivan-krastev-construite-dans-la-peur-du-passe-l-europe-a-aujourd-hui-peur-de-l-avenir_5457764_3210.html. Un mondo nuovo dove la vecchia patria è sbiadita mentre quella che si avvicina è percepita solo come un freddo surrogato. Non meraviglia dunque che sia la Germania, il paese che maggiormente è cosciente del proprio passato e più di altri sta traendo vantaggio dalla costruzione europea, a confrontarsi di più con queste inquietudini. Travagli spesso incarnati dalle sentenze del proprio tribunale costituzionale. A lungo queste decisioni non hanno fatto altro che ripetere il concetto degli Stati nazionali signori dell’Unione come i condomini lo sono verso il condominio.
Questa dottrina si è sostanzialmente conclusa nel settembre 2012, quando il Bundesverfassungsgericht ha respinto il ricorso fatto da sei differenti persone fisiche e giuridiche contro il Fondo salva europeo, il MES. Inutile dire che anche in quel caso in gioco era il destino dell’Euro. Con quel verdetto che conclude quanto la stampa tedesca ha definito la “maggiore azione legale della storia costituzionale della Germania https://www.dw.com/de/gr%C3%B6%C3%9Fte-verfassungsklage-in-der-deutschen-geschichte/a-16144964 inizia un'altra storia.
Da allora le sentenze sull’argomento Euro dei massimi giudici tedeschi fanno pensare a una scala con i gradini posti a distanze e altezze diverse non però cosi lontani da essere irraggiungibili. In questo modo passo dopo passo, e sempre rispondendo… si ma…, la Corte ha intrapreso un’altra marcia. Scalata che lo scorso 21 aprile con la sentenza sul Recovery Fund potrebbe essere giunta in cima alla gradinata. Almeno cosi a noi ci piace pensare.
Comunque per capire la svolta che la decisione del Bundesverfassungsgericht potrebbe aver innescato basta il titolo L’UE come Stato? di un brevissimo editoriale apparso sulla FAZ il 27 marzo https://www.faz.net/aktuell/politik/inland/der-corona-wiederaufbaufonds-die-eu-als-staat-17265477.html. La corrispondenza temporale tra il giudizio della Corte tedesca col sondaggio di Eurobarometro è solo una coincidenza? O siamo di fronte a uno di quei momenti storici in cui gli ordini e le leggi affermati dalle istituzioni corrispondono con l’umore popolare? https://www.treccani.it/enciclopedia/ordini-e-leggi_%28Enciclopedia-machiavelliana%29/.
Siamo troppo ottimisti? Forse. Naturalmente senza la conformità tra norme e sentimento popolare la costruzione continentale non può reggere. Soprattutto ora che si trova sotto attacco non solo da parte di istituzioni autoritarie https://e-cis.info/news/566/48272/, ma anche da chi rimpiange imperi passati per nascondere solo un vero nazionalismo e un finto liberalismo. https://www.ft.com/content/a6844efe-0028-11ea-b7bc-f3fa4e77dd47 https://www.ft.com/content/53fc4518-4520-11e6-9b66-0712b3873ae1; https://www.ft.com/content/c3b28316-01f9-11e9-99df-6183d3002ee1.